L’editoriale di oggi

Una competizione elettorale, cioè riuscire a raccogliere più voti del proprio avversario, è una lotta dove chi vince vince e chi perde perde. Si può provare a vedere se chi ha perso ha invece vinto e di conseguenza chi ha vinto ha perso, ma se succede è certamente scandalo perché le votazioni non sono state regolari.
Comunque non si può evitare il fatto di dire che la vittoria comporta la consapevolezza da parte di chi ha perso che il vincitore è l’altro. Quindi bisogna riconoscere la propria sconfitta, in caso di voto assolutamente regolare. Cosa che Donald Trump ha accuratamente evitato facendo le dichiarazioni che ha fatto, e che tutti i media mondiali con gli occhi puntati sugli Stati Uniti hanno ripreso fin nei minimi dettagli.
La domanda a questo punto è una sola: perché il Partito Repubblicano non fa qualcosa vista questa scorrettezza madornale? La risposta può essere che Hillary Clinton è di per se, indipendentemente da Trump, un candidato vincente. E mettere qualcuno di diverso adesso significherebbe buttare alle ortiche un lavoro di mesi su Trump nell’opinione pubblica. Togliere Trump, per intenderci, non farebbe sufficientemente da traino per gli elettori perché chi verrebbe dopo non saprebbe molto probabilmente colpire perfettamente alla pancia come Trump ha abituato a fare sull’elettorato. Quindi vada per la mancanza di rispetto, perché non si sa come fare diversamente da adesso.
Trump non è un candidato adatto a fare il Presidente degli Stati Uniti, per ‘meriti’ acquisiti, ma i repubblicani non sanno chi metterci al suo posto. Hillary Clinton va benissimo dov’è e ha alle spalle un buon lavoro di propaganda. Sarebbe una bella sfida vedere i repubblicani con qualcun’altro alla vetta che cerca di togliere alla Clinton i punti di vantaggio. Chissà se lo faranno mai…

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